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“. . . non solo i bambini ma anche gli esseri umani di tutte le età sono oltremodo felici e in grado di estrinsecare le loro capacità con il maggior vantaggio possibile quando sono sicuri che dietro di loro ci sono una o più persone che li possono aiutare in caso di difficoltà. La persona fidata fornisce una base sicura su cui appoggiarsi per potere agire”. J. Bowlby, 1973
Per dare una cornice di ciò che verrà trattato nell’articolo, vengono riportati brevemente alcuni elementi per definire il tema e rendere agevole la comprensione.
Bisogni Educativi Speciali (BES) cosa sono?
Bisogna precisare che la definizione di Bisogni Educativi Speciali (BES) è di stampo pedagogico e non clinico. Il termine non indica un’etichetta diagnostica, ma si riferisce a particolari esigenze educative che possono manifestare gli alunni, anche solo per determinati periodi della lori vita. Le motivazioni possono essere diverse “per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta” (Direttiva Ministeriale del 27.12.2012). Tale Direttiva riassume i BES in tre grandi sotto-categorie:
disabilità (tutelati dalla L.104/92),
disturbi evolutivi specifici (tra i quali i DSA, tutelati dalla L.170/2010, e per la comune origine evolutiva anche ADHD e borderline cognitivi),
svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale.
Esistono alcune categorie di alunni BES che possono ottenere una diagnosi clinica a cui corrisponde un codice nosografico:
Funzionamento Intellettivo Limite,
Disturbi Specifici del Linguaggio,
Coordinazione Motoria limite,
Deficit di Attenzione e Iperattività,
Nei casi in cui non possono essere associati a un disturbo specifico, non si utilizzano i codici nosografici (CNOP, 2016).
Gli strumenti idonei e la richiesta di sostegno sono fondamentali
La predisposizione di strumenti d’intervento idonei è fondamentale. E’ infatti importante al fine di poter rassicurare i bambini e le famiglie, ma anche gli insegnanti e tutte le figure coinvolte. Per questo motivo, nel contesto scolastico, per tali alunni è prevista la compilazione di un Piano Didattico Personalizzato (PDP). Il PDP è uno “strumento in cui è possibile includere progettazioni didattico-educative calibrate sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita”. La scuola costituisce in verità uno dei contesti fondamentali nel quale bambini e ragazzi si sperimentano a livello relazionale, emotivo, cognitivo. Sulla base delle quali si struttura parte dello sviluppo e dell’identità personale. Le esperienze che coinvolgono gli apprendimenti, talvolta, possono dare origine a vissuti di fallimento, che a sua volta può causare demotivazione, e questo implica l’allontanamento e il disinvestimento dalle attività scolastiche.
L’ambito scuola: didattica, ma non solo …
Uno degli aspetti che emerge più frequentemente in ambito scolastico è la reazione emotiva di fronte a verifiche o interrogazioni, che possono provocare agitazione e ansia (Tobia e Marzocchi, 2015). Diversi studi hanno mostrato che alti livelli di ansia durante le prove di valutazione sono legati a un peggioramento nei processi cognitivi di memoria e di capacità di risoluzione di problemi, nei compiti di lettura e matematica e nell’apprendimento delle lingue straniere (Hembree, 1998).
Lavorare in squadra
Considerando le ripercussioni che le difficoltà scolastiche possono avere sulla vita quotidiana di bambini e ragazzi, spesso la loro influenza ricade anche sugli adulti di riferimento, in particolare i genitori (Tobia e Marzocchi, 2015). In quest’ottica si rileva l’utilità di un lavoro di team, che si pone obiettivi su più fronti, primo dei quali favorire un ambiente inclusivo a scuola, per consentire agli alunni di sentirsi parte di un gruppo classe che riconosca e rispetti le difficoltà e i bisogni della persona. Il gruppo dei pari, infatti, costituisce uno dei contesti centrali per lo sviluppo socio-emotivo, poiché è al suo interno che si sperimentano i primi legami di intimità amicale, fiducia, in cui si ha modo di esercitare abilità sociali relative alla cooperazione, alla negoziazione, alla gestione dei conflitti e al rispetto delle regole sociali (Rubin, Bukowski e Parker, 1998). In particolare, l’adolescenza è una finestra evolutiva feconda per la sperimentazione di sé e la formazione di un’identità personale più strutturata.
Gli adulti di riferimento sono una risorsa fondamentale, e in quanto tale è necessario che vengano coinvolti nel processo di sostegno dei bambini/ragazzi con bisogni educativi speciali.
Il servizio si propone di contribuire a migliorare il benessere di questi minori. Non è infrequente che i genitori, di fronte alle difficoltà dei propri figli, possano sviluppare sentimenti di colpa, inadeguatezza rispetto al loro operato o, addirittura, credere di essere stati parte della causa del problema. Talvolta è difficile trovare una linea d’azione che possa essere efficace per sostenere e affiancare i figli nel loro percorso scolastico e di vita. Ne consegue che un lavoro multidisciplinare sia fondamentale per fronteggiare le sensazioni che accompagnano questi momenti. Per esempio, un lavoro di parent training può rivelarsi utile, poiché si pone come obiettivo quello di aumentare la consapevolezza dei genitori rispetto alle problematiche comportamentali ed emotive dei figli, per individuare strategie che possano fronteggiare queste manifestazioni.