Counseling relazionale


dr. Casarini Counseling relazionale Studio Diapason Pavia
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Il Counseling relazionale si avvale dell’idea che posizioni relazionali diverse (altra posizione) facilitano all’interno del colloquio il processo di cambiamento.
Nuove posizioni, nuovi punti di vista della realtà, nuove esperienze, nuove possibilità possono favorire nuove prospettive.

Differenti posizioni aiutano il processo di cambiamento, non come modifica di qualcosa, ma come creazione di qualcosa d’altro.

Compito del counselor è di dare al “cliente” l’opportunità di esplorare, scoprire e chiarire dei modi di vivere più fruttuosi e mirati ad un maggior benessere. (British Association for Counseling)

Il counseling relazionale si basa sulla teoria generale dei Sistemi.

Negli anni sessanta la teoria darà vita ad una visione olistica uomo-contesto, visto come un Tutto integrato.
Un sistema costituito da parti correlate ed in relazione tra loro. In campo psicologico, il termine consente di classificare un insieme di individui collegati tra loro da relazioni significative. L’esempio più emblematico è la Famiglia in quanto gruppo di persone in interazione e con una storia.

Obiettivo del Counseling Relazionale:

Il counseling relazionale ha come obiettivo l’intento di generare gli strumenti e le azioni che facilitano la sperimentazione di prospettive differenti.
In quest’ottica il cambiamento è inteso come evoluzione verso una maggiore autoconsapevolezza, autodeterminazione ed un miglioramento delle capacità di selezione ed attivazione delle proprie risorse.

Diventano, quindi, importanti altri dati:

  • cosa vogliamo costruire; 
  • a cosa ci serve costruire quella cosa; 
  • cosa ci aspettiamo da quella costruzione; 
  • quali emozioni proviamo in relazione a quella costruzione e così via.

Porre l’accento sulla salute, sul benessere all’interno di un processo in cui si osservano e si mettono in luce le relazioni di un sistema come fautori del cambiamento, permette di spostarsi dal rispondere al “problema” portato dall’individuo per lavorare sulle modalità che l’individuo attua all’interno delle sue relazioni, coppia, famiglia, gruppo di lavoro, etc., per affrontare un discorso di più ampio respiro spostando l’attenzione dal sintomo al “humus” dal quale il sintomo stesso ha origine.

In questo modo, le persone possono integrare “quello che già sono”, con quello che potenzialmente potrebbero divenire, raggiungendo un’esperienza piena, completa tanto nel singolo momento quanto nel corso della vita intera.