Capriccio nel bambino come gestirlo

 capriccio nel bambinoPSICO PEDAGOGIA

Educatrice Marcella Barbieri
Psicologa Erika Venuto

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Partiamo dal presupposto che non esiste capriccio nel bambino laddove non c’è la compresenza tra bambino e adulto, perché il capriccio è un fenomeno relazionale!

Quando ci troviamo a gestire un capriccio nel bambino dobbiamo tenere a mente che esso si svolge su due piani.

Uno esplicito che è la manifestazione concreta, pretestuosa, ma che coinvolge cose concrete della vita quotidiana.

Uno implicito di cui spesso non sono consapevoli né il bambino né l’adulto, ma che sono poi le reali motivazioni per cui il bambino mette in atto tali agiti.

Perdere la pazienza e la calma, farsi prendere dal nervosismo, agitarsi rimanda al bambino che ha il grande potere di mandare in crisi l’adulto.  L’adulto risulta quindi essere non sicuro e sarà più facile per lui approfittarsene.

Invece, bisognerebbe mantenere la calma:

cercare di capire cosa succede al bambino;

come si sente e perché sente il bisogno di urlare, piangere, buttarsi a terra;

parlare con lui;

aiutarlo a definire le emozioni che sta provando;

suggerirgli modi diversi, più funzionali, ovviamente adatti all’età del bambino, per gestire quello che sta vivendo.

Una cosa sicuramente importante:

Il bambino va affiancato nella conoscenza e nella gestione corretta delle frustrazioni!

Al bambino non vanno evitate le frustrazioni, infatti queste ultime sono utili per la crescita del bambino.

Non permettiamogli di avere sempre tutto ciò che desidera.

Soprattutto non va fatto passare il messaggio che può ottenere le cose se grida, si dispera, picchia i pugni, mette il brocio, si “butta a pietà”, etc.

Lo stesso discorso vale per noi adulti. Non serve urlare, alzare la voce, ma basta mostrarsi tranquilli, fermi e decisi.

Coerenti con le nostre posizioni, anche se non è sempre facile!

Risulta utile, infatti, mostrarsi pronti ad ascoltare il bambino e a capirlo. Invitiamo il bambino a calmarsi, mostriamo interesse per quello che sta cercando di dirci, in modo da poter parlare di cosa succede e trovare una soluzione insieme. Una soluzione che è difficile da trovare se continua a mettere in atto la modalità del capriccio.

In questo modo oltre a insegnargli che i capricci non servono, e a passargli un corretto modo per affrontare i problemi, avremo noi adulti la possibilità di capire cosa è coinvolto nel piano implicito. Potremo in questo modo rassicurarlo e capire se dietro c’è, in realtà, un suo bisogno. Il bambino si sentirà ascoltato e compreso.

Ci sono, infine, “capricci” che nascono da paure, ansie del bambino e che quindi hanno come miglior tattica di gestione il contenimento fisico. Un abbraccio che li tranquillizzi sul momento. Il consiglio è però poi quello di approfondire le questioni per riuscire a capire cosa succede e quindi di affidarsi ad un supporto che aiuti il genitore a lavorare con il proprio bambino.

Ricordiamoci sempre il punto di partenza:

IL CAPRICCO NASCE DALLA RELAZIONE.